Filosofia

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Passonia: il ‘carattere’ e lo stile

E’ difficile attribuire a Passonia una connotazione precisa, pur ritenendo valida ed opportuna la suddetta ricognizione storica che, in qualche modo, inquadra una tendenza ben radicata nel suo animo attento e sensibile, oltre che estremamente creativo.

Nella sua ‘factory’ friulana convivono in perfetto accordo pitture, altorilievi cementati, creazioni di moda e sperimentazioni ardite di design. Tutte pensate seguendo un proprio estro, una propria linea indefinibile di cui lei stessa – pur ignorando l’origine – ne identifica tuttavia le cause. In primis, una motivazione prettamente esistenziale ed un personalissimo rapporto con i materiali e gli oggetti compiuti del quotidiano. C’è in Passonia un’idea valoriale delle cose puramente simbolica, quasi esse fossero una sorta di surrogato visibile in cui si specchia una dimensione indistinta infinitamente superiore. Una cosa ha valore se è utile, se partecipa ad un progetto ed ha un senso filosofico che ci dona qualcosa nel profondo, altrimenti è solo materia vuota e superflua, vacuo esercizio dell’effimero, fosse anche oro fino oppure argento. In fin dei conti sono stati gli uomini, gli interessi economici, gli affari a stabilire una scala di valori, ad attribuire priorità e preziosità agli elementi naturali ed agli oggetti della vita, sulla base di criteri forse estetici ma sicuramente non etici. Un atteggiamento che non vuol essere in alcun modo relativismo di maniera o pernicioso nichilismo che tutto divora ed accantona nella sazietà del momento. Passonia osserva, recupera e crea assemblaggi arditi senza timore di sporcarsi le mani. La sua sensibilità non scende a compromessi e non cede alle facili lusinghe del futile luccichio venale. Nel centro del suo cuore è intimamente convinta che l’importanza delle cose e la dignità estetica possano nascondersi ovunque, nei salotti come nelle cantine abbandonate, negli armadi ordinati come nelle discariche di periferia. E non è neppure snobismo o atteggiamento identificabile con terminologie forestiere quali ‘trash’ o ‘grunge’ a tutti i costi. Passonia non è interessata ad epiteti precostituiti che fanno immagine e riflettono uno stucchevole e trasgressivo glamour. Ella è proprio così di suo e, saremmo tentati di dire, per convinta vocazione non imposta da alcuna tendenza modaiola o condizionamento antropologico. Perché l’artista vero va sempre per conto proprio o, al massimo, si accompagna con coloro che sono disposti a condividere un determinato atteggiamento ideale ‘senza se e senza ma’. Tuttalpiù – come già citato in apertura – possiamo riferirci ad una premessa per delineare un momento fondante della storia dell’arte plastica contemporanea. Che l’Arte Povera sia stata una rivoluzionaria maniera di operare è un dato che obiettivamente si deve tenere in conto, in quanto la storia stessa si regge su una concatenazione di eventi collegati fra loro. E’ giusto quindi riferire l’esperienza di Passonia ad un fenomeno di più ampia portata che a suo modo ha aperto una strada pur con modalità diverse. Un punto di sicuro collegamento è l’idea ecologista del già citato recupero, della riconsiderazione dell’inutile (o considerato tale) scartato dal consumismo imperante. Oggi non si ripara più quasi nulla. Si fa prima a demolire e sostituire col nuovo, spesso di bassissima qualità, reso brillante con i colori stabiliti dal mercato. Pensiamo agli elettrodomestici, agli elementi di arredo casalingo ed urbano, oppure agli abiti che indossiamo. Non è un caso che stiano scomparendo gli ateliers di taglio e cucito o le sartine che un tempo rammendavano calze o indumenti della vita quotidiana. Il consumismo ci trapassa nella coscienza con la sua forza persuasiva che arriva ai confini dell’Inconscio. Per cui riteniamo di poter pensare ma siamo pensati. Riteniamo di poter scegliere ma siamo scelti dalle multinazionali. Detti e disdetti, in altre parole. Ecco l’amore malato del superfluo, dell’imposto e forzatamente ‘nuovo’. Ma c’è chi dice ‘no, io non ci sto’. Per fortuna.

La dignità estetica delle umili cose

Ecco il ritorno all’attenzione del marginale, dell’improbabile dimenticato. Passonia unisce questa consapevolezza di pensiero alternativo ad un’incontinenza espressiva. Infatti non si contenta della bidimensionalità della ‘pittura dipinta’, dei virtuosismi informali che pure ha vissuto nel suo cammino d’indagine. Non bastano l’astrazione, la liberazione intuitiva del colore folle di energia che corre sulla tela. E’ indispensabile ritornare al linguaggio delle cose reali, concrete, alla vibrazione di quella materia forte che si avverte nel peso, nelle caratteristiche morfologiche della superficie. La vita è ovunque, perché nulla rimane fermo nella staticità perenne. Materia ed energia sono la stessa cosa e sono indissolubili, ci dice la fisica dei quanti. Tutto è vita plastica e dinamica. La materia non porta con sé solo la propria vibrazione del momento ma anche quella trapassata, misteriosamente conservata in quella che potremmo definire ‘memoria atomica’. Quando osserviamo un dipinto o una scultura di secoli fa, ci accorgiamo che nel pigmento del colore, nella sostanza dell’apparente inanimato c’è un qualcosa che va aldilà dell’immanenza. E potremmo pensare che vi sia radicato lo spirito del tempo o l’effluvio alchemico di chi ha manipolato con passione quell’opera. Le umili cose recuperate da Passonia ritornano alla luce attraverso un processo di rinascenza che lei stessa procura con metodo nel superamento di quella mìmesis, ovvero imitazione, dell’estetica classica. Nulla può essere più reale della presentazione della cosa così come è, ben oltre la sua illusoria ‘rappresentazione’. Ecco allora calze consunte dall’usura, semplici stoffe, cenci ed indumenti cristallizzati nell’attimo che ci parlano il linguaggio di una comunione infinita. Elementi che si rigenerano dopo la rivisitazione creativa dell’artista, nella gioia dell’intervento tattile che modifica e valorizza. Alla fine, tutto coopera ed interagisce verso una destinazione comune, pare essere l’insegnamento di fondo. Una dinamica esistenziale che l’uomo stenta a comprendere ed applicare nell’epoca dell’individualismo più esasperato. Le creazioni esclusive del design, quali tavoli, lampade, vasi, sedie da salotto, delineano uno stile inconfondibile che determina un gusto preciso, una scelta personale intimamente compiuta. Così come le esclusive borse baguette con pieghe e riflessi cromatici imprevedibili, veri pezzi unici della sua produzione più vitale e ricercata. La forma, il movimento e le cromie dei materiali ‘poveri’ ritornano alla vita dai luoghi dove l’esistenza pare essersi fermata nell’abbandono totale, perché nessuno vuole più il ‘vecchio’. Eppure anche lì, strano a dirsi, quasi a contraddire l’apparenza, nello splendore della polvere c’è una comunicazione che non è suono ma oscillazione d’onda astrale, vita silenziosa che si racconta. Proprio quella che piace a Passonia.

Giancarlo Bonomo

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